Se decidete di soggiornare a Favignana, non sarà solo la farfalla del Mediterraneo a fornirvi scorci mozzafiato e pezzi di storia interessanti. Infatti, a circa mezzora di aliscafo (anche meno, se non si fa scalo all’isola di Levanzo) c’è Trapani, con il suo centro storico a dir poco pittoresco.

In questa zona in particolare della città, che si affaccia sul porto, ogni edificio è una testimonianza del passato, dove l’arte e il crocevia di popoli che hanno messo piede su questa terra, trasudano da ogni parete e da ogni dettaglio architettonico. Storie che vengono narrate dai cartelli posizionati ai piedi di ogni costruzione, per istruire i turisti curiosi e attenti.

Oggi vorrei proporvi, nello specifico, la cosiddetta Torre Oscura con il suo Orologio astronomico.

Si tratta di due opere in una di grandissima importanza storica.
La prima è una delle torri più importanti e antiche della città, l’unica rimasta delle quattro porte d’accesso e delle rispettive torri d’avvistamento, erette già prima dell’epoca cartaginese.
Torre Oscura apparteneva, per l’appunto, a Porta Oscura. Le altre portavano il nome di: Torre Vecchia, Torre del Castello di Terra e Torre Pali.
In realtà, esisterebbe anche una quinta torre, ovvero Castello Colombaia, oggi conosciuto come Castello di Mare, edificata per ordine del generale cartaginese Amilcare Barca.
Tornando a Porta Oscura, si tratta dell’antico ingresso più a nord della città.

Ma il vero capolavoro di Torre Oscura è il suo orologio astronomico, realizzato nel 1596, risulta tra i più antichi d’Europa.

La sua costruzione fu opera del mastro trapanese Giuseppe Mennella e il materiale usato fu il marmo proveniente dalle cave di Rizzuto, Valderice.

Le parti da cui è composto sono il Quadrante “Sole”, il Lunario e un foro posizionato proprio al centro del Lunario che rappresenta la Terra.

Entrambi i quadranti sono stati concepiti con inserzioni fatte a mano in piombo e uno sfondo in pietra azzurra, per richiamare il colore del cielo.

Nel Quadrante “Sole” vi sono due lancette: la prima, con la punta a forma di giglio, scandisce le ore del giorno, mentre la seconda il moto del Sole attraverso lo Zodiaco. Ne consegue che l’orologio segni Equinozi e Solstizi, con i quattro Segni Zodiacali cardinali che segnano l’inizio di ogni stagione.

Per essere precisi, l’Ariete corrisponde all’Equinozio di Primavera, il Cancro al Solstizio d’Estate, la Bilancia all’Equinozio d’Autunno e il Capricorno al Solstizio d’Inverno.

Il disco lunare, indovinate un po’? Con la prima lancetta, scandisce in senso antiorario tutte le fasi lunari, dalle neomenie (quindi il novilunio, il giorno della luna nuova) alle decrescenze.

La seconda lancetta, invece, segna il cosiddetto mese sinodico, ovvero quell’arco di tempo in cui le varie fasi lunari si ripetono. Questo spazio temporale corrisponde a 29 giorni, 12 ore, 44 minuti e 3 secondi, da non confondere con il periodo di rivoluzione della Luna attorno al nostro Pianeta, che è di circa due giorni. Durante il mese sinodico, vi sono 14 giorni di Luna crescente (o primo quarto), ovvero quella fase che va ad avvicinarsi alla Luna Piena (il plenilunio), che dura un giorno, e caratterizzata dalla gobba verso ponente; 14 giorni di Luna calante (ultimo quarto) con la gobba a levante, cioè quando si avvicina alla Luna Nuova (il novilunio, appunto), anch’esso della durata di un giorno, in cui il nostro satellite è invisibile, poiché oscurato dalla Terra.

Per questa ragione, i calendari lunari, in genere, sono composti da mesi alterni di 29 o 30 giorni, per un totale di 354 giorni all’anno, con un’unità in più durante gli anni bisestili, a differenza dei calendari solari, che si basano, appunto, sull’anno solare, conosciuto anche come anno tropico. Per intenderci, i nostri canonici 364 giorni.

Tornando all’Orologio di Trapani, con il suo arco sottostante la Torre per permettere il passaggio, non ha un vero e proprio stile architettonico: la pianta è quadrata e non presenta decorazioni sul paramento murario in intonaco liscio.

Inoltre, il meccanismo dell’orologio si fermò definitivamente nel 1825, passando il testimone ai nuovi orologi collocati sulla sommità della facciata del Palazzo Senatorio, proprio accanto, di cui vi parlerò in un prossimo articolo. Due campane bronzee, collocate due anni dopo, nel 1827, sorrette da una complessa struttura in ferro e una banderuola segnavento, completano la facciata.

Insomma, nonostante l’orologio originale abbia smesso di funzionare, il suo scopo perdura, si è solo evoluta la forma, con nuovi orologi ancora più maestosi. Possiamo dire poeticamente che il tempo è stato soggetto a una trasformazione.

D’altronde, come diceva l’aforista nostrano Fabrizio Caramagna: “Il tempo non va misurato in ore e minuti, ma in trasformazioni.”.