Esistono tante forme diverse di arte, di narrazione, di espressione, di comunicazione di ciò che custodiamo nel nostro animo.

Una di queste è la cucina. Ma non esiste solo l’associazione arte – alta cucina, con preparazioni elaborate, complesse e difficilmente eseguibili. Quella che vorrei raccontarvi oggi è una cucina “casalinga”, della tradizione, in questo caso quella siciliana, con alcune rivisitazioni in chiave moderna, anche se parlare di “rivisitazione” in cucina risulta sempre alquanto incoerente. Cosa voglio dire con questa affermazione? Ve lo spiegherò tra poco, dopo avervi presentato una donna veramente incredibile, dolce e di cuore che ha fatto della cucina, inaspettatamente, non solo la sua passione, ma anche il suo lavoro, portando in tavola i piatti tipici di questa sua terra così ricca di storia e cultura. Ecco a voi, Giusi Battaglia.

Ho conosciuto Giusi (o Giusina, come appunto viene chiamata nel suo programma televisivo “Giusina in cucina”) a Favignana (Sicilia), durante la sua villeggiatura presso il Mangia’s Resort and Villas di Punta Fanfalo.

Stava preparando il suo show cooking previsto per la sera del 9 agosto e si è resa disponibile per fare una chiacchierata, concedendosi una piccola pausa.

Ci siamo sedute a bordo piscina, perché faceva un caldo tremendo e stare sotto il sole in riva al mare quel giorno era praticamente impossibile, l’ombra del pergolato ci avrebbe ristorate.

Parlando, ho scoperto che Giusina non nasce come cuoca, ma è una giornalista: “Sono palermitana di origine, ma milanese di adozione, vivo a Milano da vent’anni. E nella vita, dal 1996, ho intrapreso la strada del giornalismo.”. Giusi ha infatti lavorato presso il Giornale di Sicilia, dapprima come pubblicista, poi come professionista e in seguito con una specializzazione in ufficio stampa.

Nel suo curriculum figura un rapporto lavorativo con il duo comico siciliano di Ficarra & Picone. Da questa collaborazione, il suo trasferimento a Milano e il proseguimento del suo percorso nell’ambito degli uffici stampa, in particolar modo nel settore cinematografico.

“Ma nel 2020 succede l’imprevedibile.”, mi stava spiegando Giusina, mentre aspettavamo che i camerieri del resort ci portassero qualcosa di fresco da bere.

“Durante il Covid, ho pubblicato su Instagram una foto che ritraeva i pezzi tipici di rosticceria palermitana.”, ha continuato a raccontarmi, mentre il cameriere ci serviva un tè freddo e un caffè (per chi segue le mie interviste sembra quasi che io non beva altro…).

“Questa foto incuriosisce una persona, che è il direttore del gruppo Discovery Warner Bros., Gesualdo Vercio, che mi chiede la ricetta, perché voleva farla lui. Lui è siciliano, quindi la conosceva bene. La fa, dopodiché mi chiede il numero di telefono e mi dice ‘Guarda, io mi sono sentito a casa, perché già dal profumo che usciva fuori dal forno, mi sono sentito a casa.’”

Questo colpo di fortuna ha rappresentato lo sparo del via per la carriera culinaria di Giusina. Un colpo di fortuna dettato anche dalla situazione, tutti quanti ricordiamo che razza di periodo fosse quello del lockdown. Molti di noi erano lontani dalle proprie famiglie, studenti fuori sede in città sconosciute, confinati entro quattro mura possibilmente con gente estranea o che non ci andasse tanto a genio. Una pietanza che riportava alla mente la propria terra, rappresentava quasi un miraggio di quel luogo.

E questo mix di emozioni, aggiunto al contatto con Gesualdo Vercio, ha permesso l’attuazione di un progetto che, in qualche modo, era anche una novità nel panorama televisivo italiano: infatti, ancora non esisteva un programma di cucina regionale.

“Il mio programma (Giusina in cucina) è stato il primo programma di cucina regionale, che se ci pensi è una cosa molto banale.”

Quando Giusina mi ha detto queste parole, effettivamente, non avevo mai fatto realmente caso alla mancanza di una trasmissione simile nel palinsesto, ma era così e si trattava di una lacuna piuttosto importante, soprattutto in Paese come l’Italia, dove il cibo è una parte fondamentale del nostro bagaglio culturale, il nostro vessillo, il nostro orgoglio. E ogni regione, ogni città, ogni paese, ogni vallata, ogni collina, ogni montagna, ogni costa, ogni baia, ha una propria tradizione culinaria, con piatti unici e gustosi.

Durante la nostra conversazione, non ho potuto fare a meno di notare il sorriso smagliante e sempre educato di Giusina verso tutti quelli che ci circondavano. Il suo è un sorriso che trasmette serenità e affetto, come se volesse bene al mondo intero, senza alcuna malizia, una bellissima persona.

“Se esistesse un guinness dei primati,” continua lei “sarebbe nostro, perché è stato il primo programma a essere stato girato con due smartphone!”. Naturalmente, ora non viene più ripreso in casa, ma in uno studio costruito apposta per somigliare alla cucina di casa sua. Giusina è anche una moglie e una madre e occupare la sua cucina per realizzare il programma, con una troupe televisiva, con i suoi splendidi bambini, che mentre chiacchieravamo erano un po’ sparsi, combinando monellerie al parco giochi e in piscina, risultava piuttosto complicato.

“È andato in onda, è stato un grandissimo successo di pubblico e da quel momento, dal 2 maggio 2020, non ci siamo mai più fermati! Il programma si è evoluto, è diventato anche altro.”.

Giusina è riuscita a far conoscere la cucina siciliana non solo al resto d’Italia, ma anche oltreoceano, considerato che il canale su cui lei va in onda (Food Network) è molto popolare anche in America.

Tra gli altri vari progetti messi in atto, Giusina può vantarsi di tre edizioni di “Seacily Edition”, dove ha cucinato nelle terrazze sul mare.

“Nella prima edizione, mi hanno vista protagonista proprio Favignana e Ustica, due posti del mio cuore. Ustica perché ci ho fatto la mia prima vacanza da ragazza da sola, dopo il diploma. E Favignana perché è un posto che amo follemente. Poi siamo stati nell’agrigentino, nelle Madonie, a Pollina. E quest’anno abbiamo virato su un altro format, che io ho voluto fortemente, che si chiama Giusina in cucina on the road.”.

Quest’ultimo programma vede Giusina esplorare la Sicilia nella sua totalità, raccontandone la bellezza non solo attraverso il paesaggio, ma esaltando soprattutto la cucina tradizionale di ogni angolo. Quella cucina tipica del ristorantino, della rosticceria, del paese, della mamma o della nonna, messa a confronto, per così dire, con la cucina stellata e più raffinata.

“Si pensa che la Sicilia sia una terra dove si mangia lo street food. Il che ci contraddistingue, io sono orgogliosa che lo street food, come le panelle o lo sfincione, ci rappresentino. Però, ci sono dei grandissimi cuochi, come Giuseppe Giuffré che è passato prima, che fanno cucina di altissimo livello con pochissime materie prime.” (Giuffré, quella sera ha partecipato allo show cooking di Giusina)

Giusina ha anche realizzato tre libri di ricette.

“Il primo libro è nato l’anno stesso del mio programma. Devo dire che è stato una scommessa, perché questo è stato proprio un miracolo.”

Il titolo è “Giusina in cucina. La Sicilia è servita” ed è un best seller da ben nove ristampe.

Il secondo ricettario, arrivato nelle librerie nel 2022, è “Viaggio in Sicilia”, un percorso culinario di un gran numero di piatti appartenenti a questa splendida regione.

Il terzo libro, la cui promozione è finita proprio quest’estate 2024, s’intitola “Le ricette della mia vita”, che rappresenta una sorta di autobiografia culinaria di Giusina: non ci sono unicamente le ricette della sua casa e della sua terra, ma anche estere, quelle che lei ama preparare e gustarsi quotidianamente, come i gyoza o il pane naan. Proprio per dimostrare che non tutti i siciliani vivono per forza di panelle o anelletti al forno, ma che nella vita di tutti i giorni assaggiano anche pietanze nuove. Quest’ultimo, arriverà sugli scaffali il prossimo ottobre.

Tutti e tre i ricettari sono editi da Cairo Gruppo RCS.

QUI e QUA potete trovare rispettivamente il suo profilo Instagram e il suo sito ufficiale.

Giusina mi ha illustrato come la sua sia una cucina casalinga: Io non sono una cuoca, perché non ho studiato per esserlo. Non ho una tecnica. […] La mia è una cucina di casa, che ho preso in prestito dalla mia mamma, che è una donna che ha sempre lavorato tantissimo.”

E nonostante fosse una donna con una carriera e un lavoro che la teneva impegnata, come mi ha detto Giusina, non ha cresciuto la famiglia a suon di pasta e pomodoro.

Con un po’ di commozione, Giusina mi ha fatta immergere in un suo ricordo indelebile: “La notte, quando avevo fatto la metà delle mie ore di sonno, mi alzavo per andare in cucina a bere e trovavo mamma alle due del mattino che cucinava per l’indomani o per i giorni a seguire. E questo io non lo dimenticherò mai, mai, mai, mai.”.

Dunque, in un modo o nell’altro, la cucina ha sempre fatto parte della vita di Giusina. Le è sempre piaciuto cucinare, invitare persone a casa, anche a Milano (anche se noi milanesi, lo sappiamo, non abbiamo quest’abitudine di convivialità dentro casa tutta siciliana, noi preferiamo sempre uscire fuori, nei mille e passa ristoranti e pub che ci circondano).

Tra i suoi cavalli di battaglia, ci sono tutti i cibi lievitati, perché Giusina si diverte proprio nell’osservare la trasformazione della materia, come se fosse una magia. Non apprezza cucinare, invece, la trippa, perché semplicemente non le piace mangiarla.

“La mia è una cucina sincera.”

Queste parole mi colpiscono come un fulmine, perché è un aggettivo che rispecchia fedelmente non solo la sua arte (perché di arte si parla), ma anche la sua personalità. I cuochi, anche se Giusina non si considera come tale, trasmettono sempre sé stessi, le proprie emozioni, la loro storia nei loro piatti. Un po’ come un pittore che esprime il proprio io su una tela, uno scrittore che “vomita” il mondo che ha in testa sulla carta, sporcandosi le mani d’inchiostro, uno scultore che rende vivo il marmo seguendo ciò che gli dice lo spirito.

“Cucinare mi piace proprio. Mi viene facile, mi sento a mio agio, mi sento a casa, mi rilassa, mi mette gioia.”

Giusina, come ho già detto, tu non ti consideri una cuoca, ma a parer mio, queste sono proprio le parole di un grande cuoco!

Anche perché, come ha espresso durante lo show cooking che si è tenuto quella sera, “La cucina non è un dogma”.

Durante la degustazione, abbiamo avuto il piacere di assaporare piatti come l’arancina di tonno con vastedda del Belice e riduzione di pomodoro giallo; uno spaghetto con tenerumi e tartare di gambero rosso; un trancio di ricciola al salmoriglio con riduzione al Marsala e polvere di capperi; non poteva mancare un fantastico dessert, voluto fortemente da Giusina, una crostata con crema di cioccolato e gelo di anguria.

Avrei chiesto il bis di tutto: quell’arancina di tonno e la riduzione di pomodorino giallo mi è rimasta nel cuore!

Perché sono d’accordo sul fatto che la cucina non sia un dogma e all’inizio di questo articolo, ho specificato che parlare di “rivisitazione” in cucina è alquanto incoerente?

Vi lumeggio: i tenerumi, per chi non lo sapesse, sono le foglie e i germogli di una varietà di zucchina. Nel resto d’Italia, queste foglie non vengono usate, anzi vengono gettate.

Nella cucina povera siciliana, invece, diventano un piatto forte, con cui si preparano delle ottime zuppe!

Giusina, ha deciso di “reinventare” i tenerumi, usandoli per creare un condimento per gli spaghetti. Quanti commenti negativi ha ricevuto da diversi siciliani sui social: “Ma i tenerumi non si fanno così! Ma ci si fa la zuppa! Ma perché li metti nella pasta!” e via dicendo.

Forse, chi ha scritto questi commenti, è talmente attaccato alla tradizione, come una cozza su uno scoglio, che si è dimenticato della vera essenza della cucina: la cucina è creazione, la cucina è reinventarsi, la cucina è interpretazione, la cucina è evoluzione. Lo è sempre stata.

Tutti i piatti che conosciamo sono mutati, si sono perfezionati, hanno cambiato forma, hanno integrato nuove preparazioni e nuovi ingredienti. È questo il vero animo di chi si mette dietro ai fornelli. Se avessimo avuto la mentalità di rimanere ostinatamente ancorati alla “vecchio”, senza accettare il “nuovo”, non ci sarebbe progresso, non ci sarebbe la scoperta, l’inventiva, la crescita. Non saremmo mai arrivati sulla Luna…

E voglio concludere questo articolo con una citazione del grande Chef Gousteau, personaggio del capolavoro Pixar “Ratatouille”, una frase che rispecchia quello che, si può dire, il vero credo dell’arte culinaria. E cioè che “Chiunque può cucinare.”. Ma, come spiega il critico immaginario del film, Anton Ego: “Non tutti possono diventare grandi artisti, ma un grande artista può celarsi in chiunque.”