La Pasqua si avvicina e con essa le sue tradizioni. Per quanto molte di queste siano riconducibili a un’origine prettamente pagana, si tratta di una festività dal forte valore cristiano, il momento in cui Cristo resuscitò tre giorni dopo la sua crocifissione.
A Milano, ormai diventata una metropoli globale e ricca di tante culture diverse, non è consuetudine bloccare il centro per una processione religiosa dedicata, né tantomeno far sfilare qualche statua raffigurante un episodio biblico in piazza del Duomo. Ragion per cui, a prescindere dalle credenze personali, rimango sempre affascinata dalla sacralità e dall’importanza che hanno certi riti cristiani qui, a Favignana, come in altri contesti piccoli nella nostra penisola.
A Trapani, provincia dell’isola, in particolare, ogni anno, durante il Venerdì Santo, ha luogo un evento a dir poco spettacolare, che attrae migliaia di persone, non solo da tutta la Sicilia, ma anche dal resto d’Italia e turisti oltreoceano.
Sto parlando dei celebri Misteri di Trapani.
La Processione dei Misteri ha una storia antichissima, la cui origine viene posta per convenzione a circa 400 anni fa, con l’avvento della dominazione spagnola. In realtà, per poter veramente comprendere le motivazioni che giustificano il principio di una rappresentazione simile, dobbiamo compiere diversi passi indietro nel tempo, risalendo al Medioevo Europeo.
È in questo periodo storico, infatti, che nasce il cosiddetto teatro sacro, conosciuto anche come teatro dei Misteri. Esso non era un luogo fisico vero e proprio, ma la nuova tendenza del momento a mettere in scena gli episodi della Passione di Cristo nelle piazze e nelle strade.
Se inizialmente questa era una processione di natura più penitente, laddove i partecipanti si autoflagellavano pubblicamente (all’epoca ci si divertiva in maniera strana), col tempo lasciò sempre più spazio ad attori, artisti e gente del popolo che organizzava teatri itineranti dalla profonda drammaticità.
Chiunque poteva quindi essere partecipe di questa sacra recita, che contemporaneamente intratteneva, insegnava e rendeva grazie al Signore.
Poi, tra il 1545 e il 1563 ebbe luogo il Concilio di Trento e la musica cambiò. Non starò qui a fornirvi una lezione troppo approfondita di storia, ma sappiate solo che tale concilio marcò molto la mano sulla dottrina cattolica, condannando i protestanti, qualsiasi altro credo e ribadendo il potere e l’autorità degli ecclesiastici e del pontefice.
In questo quadro così austero, uno spettacolo itinerante sulla Passione di Cristo, non poteva essere ammissibile per una ragione molto semplice, vale a dire la probabilità che si potesse trasformare in un fenomeno da circo.
Bastava banalmente che uno degli attori pronunciasse una battuta con un certo tono o che avesse delle espressioni facciali poco consone alla serietà del racconto, da scatenare l’ilarità tra i presenti.
Effettivamente… uno starnuto durante la crocifissione toglie tutto il pathos!
Tuttavia, nessuno voleva rinunciare a una processione così sentita, iconograficamente potente ed espressiva.
Così, si optò per la realizzazione di vere statue, raffiguranti i personaggi e gli episodi biblici.
Di cos’erano fatte le statue? Certamente non di legno, sarebbero state troppo pesanti da trasportare per le vie. E soprattutto non si poteva pretendere di portare in giro una cinquantina di esse, tra i dodici apostoli, versioni diverse di Cristo, Maria e via dicendo.
Quindi ridussero il numero dei personaggi da mettere in mostra e adottarono un sistema di alleggerimento per le composizioni. L’anima delle statue sarebbe stata costituita unicamente da sughero, con una struttura fatta di tela e colla (non quella vinilica di Giovanni Muciacia). Solo le mani e i piedi sarebbero stati intagliati nel legno e assemblati al tutto.
In quello stesso periodo storico, precisamente dal 1516, in Sicilia era in atto la dominazione Spagnola, cominciata con il Re di Spagna Carlo V d’Asburgo. Furono loro, attraverso la Confraternita del Preziosissimo Sangue di Cristo (poi fusasi con la Confraternita di San Michele Arcangelo nel 1646, nota ancora oggi), a portare in auge questo tipo di processione.
Non si conosce l’anno esatto in cui venne avviata per la prima volta in assoluto a Trapani, ma è noto che nel 1612 i “poveri jurnalieri” (lavoratori a giornata) vennero incaricati per la realizzazione del gruppo scultoreo dell’Ascesa del Calvario.
Infatti, la costruzione di tutte le statue da portare in mostra, era affidata a tutti gli artigiani e artisti del trapanese, tra falegnami, fabbri, scultori e così via! Per l’appunto, nel 1975, la Confraternita di San Michele venne sostituita dall’Unione Maestranze, che elenca tutti i ceti portatori, le figure professionali coinvolte e i vari incarichi. Per esempio, l’episodio della Lavanda dei piedi viene affidato ai pescatori, quello di Gesù nell’orto agli ortolani, la Flagellazione ai muratori e agli scalpellini, la Coronazione di spine ai fornai, la Sentenza ai macellai ecc.
Nel 1772, i Misteri cominciarono a essere molto simili a quelli odierni, con l’introduzione dei cantori che accompagnavano l’evento. A metà dell’Ottocento, questi vennero sostituiti dalle bande musicali della città.
I gruppi scultorei trapanesi sono in totale venti e raccontano, come ho già detto, della morte e della Passione di Cristo.
La modernità non ha affatto scalfito questa tradizione così lunga e duratura, sospesa solo in due casi storici, ovvero durante la Seconda Guerra Mondiale e nel corso della recente pandemia.
Prima dell’inizio della Processione, avviene la Scinnuta, dal dialetto “scinnere”, che significa “fare scendere”: al centro della Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio di Trapani (un nome leggermente inquietante), luogo in cui sono custoditi i venti gruppi scultorei, ne vengono posizionati quattro per poterli preparare alla Processione. Una tradizione che cela un momento di preghiera.
Ogni vara, cioè tutta la struttura che sorregge il gruppo scultoreo, durante il Venerdì Santo, viene ancora trasportata in spalla dai cosiddetti Massari, con un movimento oscillatorio tipico e caratteristico, che in dialetto viene chiamato “annacata”, che può essere traducibile come “cullare”. Questo camminare oscillando e ciondolando, ha due funzioni: seguire il ritmo di quella che è a tutti gli effetti una marcia funebre, scandita dal suono delle ciaccule (uno strumento musicale molto simile alle castañuele e alle nacchere spagnole); alleggerire ulteriormente il peso durante la parata, permettendo ai Massari di non tornare a casa con la scoliosi. Un’altra motivazione dietro a questa marcia “danzante”, sarebbe di tipo spirituale: con questa oscillazione, i credenti si scrollerebbero di dosso tutte le preoccupazioni e le sofferenze.
L’utilizzo della ciaccola è esclusivo del caporale, colui che dirige la marcia e che comanda, attraverso suoni specifici e studiati, i vari passaggi della processione, compreso il numero di passi durante l’oscillazione.
So che molti di voi si staranno ponendo una sola domanda: ma perché si chiamano Misteri? L’origine dietro a questa dicitura è piuttosto controversa.
Secondo i trapanesi, essa deriverebbe dalla parola “mestiere”, poiché, come ho appena spiegato, sono coloro che svolgono mestieri artigianali e manuali a essere maggiormente coinvolti nella realizzazione di tutti i gruppi scultorei.
Allo stesso tempo, tuttavia, la parola “mistero” si ricollega al greco “mystérion”, una locuzione che negli scritti di San Paolo si riferisce al piano salvifico di Dio nei confronti dell’Umanità, culminante con la venuta di Cristo sulla Terra. E i “Misteri” di Trapani raccontano per filo e per segno la vita di codesto Salvatore.
E Favignana non è da meno in fatto di messe in scena religiose, seppur decisamente più recenti. Sull’isola, naturalmente, non vi è alcuna Processione dei Misteri, considerata quella trapanese più antica e famosa.
Ma nel 2019 venne costituita l’Associazione Maria Santa Addolorata di Favignana, con cui si volle eseguire per la prima volta nella storia dell’isola un rito in onore della Settimana Santa.
La statua della Santa Maria Addolorata, prodotta dalla mano di Baldassare Pisciotta, oggi custodita all’interno della Chiesa Madrice (su cui ho scritto un articolo e realizzato un reel che potete leggere e visualizzare qui e qua), viene portata in processione per tutto il centro cittadino durante la Domenica delle Palme.
La Maria Addolorata viene avvolta da un mantello nero, in segno di lutto e il corteo batte il tempo dell’annacata con tamburi e ciaccole, mettendo in mostra marcia funebre, con tanto di candele e ceri accesi, che conferiscono una suggestiva e decisamente cupa.
Devo dire che si tratta di un momento molto sentito, quasi solenne, con un’intensità visiva e sonora degne di nota, capaci di far ammutolire gli astanti.
Questi sono rituali dal sapore ancestrale e mistico, che riescono ad ammaliare e incuriosire qualsiasi individuo, a prescindere dal proprio credo religioso (o meno).
D’altronde, Papa Francesco dice: “Guardando Gesù nella sua Passione, noi vediamo come in uno specchio le sofferenze dell’umanità e troviamo la risposta divina al mistero del male, del dolore, della morte.”
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