Esiste un tipo di legame molto particolare. È una connessione profonda, quasi spirituale, che solo certe persone possono affermare di provare e che arriva come un sussurro da parte della Natura, che ci ricorda che anche noi siamo, in fondo, animali. Si chiama ailurofilia ed è quel rapporto rispettoso e silenzioso che si instaura fin da subito con i gatti e con i felini in generale. E come non innamorarsi dei gatti? Con le loro movenze aggraziate, la loro aria contemporaneamente misteriosa e tenera, con gli enigmi e i significati esoterici che si portano dietro da millenni.
Forse, chi guarda negli occhi un felino e sente innescarsi questa affinità, si sta riallacciando a una parte di sé del tutto ancestrale e mistica, sepolta sotto le scartoffie della memoria, coperta da quel velo di polvere che rappresenta la civilizzazione.
Ogni volta, non riesco a fare a meno di avviare una muta conversazione con i mici che mi camminano accanto per strada, fermandosi per annusarmi o per farsi fare qualche coccola. Perciò, date queste premesse, potete intuire quale possa essere il mio stato mentale ogni volta che varco la soglia dell’Oasi Felina di Favignana, un piccolo santuario che si occupa della salvaguardia dei gatti randagi che bazzicano sullo scoglio egadino.
Soccorso Animali Isole Egadi, abbreviato SAIE, è un’associazione di volontariato il cui fiore all’occhiello sul territorio è proprio l’Oasi Felina: «Quello di cui abbiamo sempre sentito l’esigenza era costruire un’oasi Felina, perché non sapevamo dove mettere tutti i cuccioli che venivano trovati abbandonati. Non avevamo un luogo in cui poter lavorare sui gatti in modo, diciamo, etico e costante.», mi spiega una volontaria.
In effetti, sull’isola sono state istituite diverse colonie, ma queste non permettono una cura adeguata dei felini: a differenza di un’oasi, le colonie non sono “contenitive”, ragion per cui non è possibile “acchiappare al volo” tutti i nostri amici a quattro zampe per sterilizzarli o medicarli. Bisogna altresì considerare che la maggior parte di essi sono animali randagi: «L’oasi ti consente di addomesticare questi gatti, di tenerli sotto controllo dal punto di vista sanitario e anche dal punto di vista comportamentale.»
Perché comportamentale? Perché i gatti dell’Oasi Felina di Favignana sono adottabili ed è dunque indispensabile educarli al contatto e alla convivenza con gli esseri umani: «Noi facciamo anche un lavoro di consulenza nei confronti dei potenziali adottanti.», mi espone la volontaria, per poter combinare felicemente il carattere di un certo micio con una famiglia umana consona: per intenderci, non si può donare un cucciolo bisognoso di attenzioni e coccole a una persona che passa poco tempo in casa a causa del lavoro, consigliando, invece, magari, un gatto più adulto e indipendente.
Da una tale organizzazione, ne consegue che tutti gli “ospiti” dell’Oasi siano praticamente domestici: vengono accettati maggiormente i cuccioli, in modo che fin dalla tenera età possano abituarsi alla vita con le persone, a prescindere dall’indole di ciascuno. Naturalmente, l’ingresso all’Oasi avviene solo qualora il gatto non presenti malattie infettive e contagiose.
Per quanto riguarda gli esemplari adulti, devono rispettare alcune caratteristiche per l’inserimento: un comportamento adeguato, il test FIV-FELV negativo (che indica la presenza del virus dell’immunodeficienza felina), sterilizzazione e vaccinazione.
In ogni caso, ogni piccolino deve essere sottoposto a un periodo di quarantena.
Grazie al contributo di chi svolge lavori socialmente utili, la piccola cava in cui è presente l’Oasi ha preso forma diventando un rifugio organizzato, accogliente e immerso nella natura, con un suo microclima perfetto per salvaguardare la salute di queste adorabili bestioline.
Le cave a cielo aperto, infatti, sono più calde durante l’inverno e mantengono il fresco durante l’estate.
In un’occasione eccezionale (che speriamo si possa ripetere) questo luogo si è trasformato anche in un sito perfetto per la meditazione: l’insegnante di yoga Michela Mansueto ha guidato me e altre persone nella pratica di questa stimolante disciplina proprio all’interno dell’Oasi, dove i gatti sono liberi di circolare tranquillamente in mezzo a noi.
Mentre facevamo il saluto al sole o la posizione del guerriero, i nostri “assistenti pelosi” sono stati tranquilli e mansueti, non potendo fare a meno di ricercare una carezza o una moina.
Rigenerare lo spirito in questo modo, sotto la frescura degli alberi, a piedi nudi sul legno e sulla terra, in compagnia degli animali, non ha avuto prezzo e si è rivelata un’esperienza piacevole e tonificante, che è stata in grado d’infondere il buon umore a tutti.
Non è facile cogliere l’importanza del lavoro e la dedizione di chi gestisce l’Oasi, probabilmente dimenticando che i gatti randagi sull’isola sono parecchi, così come lo sono la negligenza e la crudeltà di certi individui. Ho già scritto un pezzo su un atto di deliberata criminalità, quando sono stati intenzionalmente avvelenati e uccisi due gatti appartenenti all’Oasi (che potete leggere cliccando qui). Così come è noto che solo nell’ultima decade la mentalità egadina ha avuto una piacevole evoluzione nella comprensione della preservazione di cani e piccoli felini. Ma i passi da fare per una consapevolezza collettiva in questo senso sono ancora tanti: spesso, c’è chi si lamenta dei prezzi delle prestazioni veterinarie o del fatto che non tutti i gatti vengano accolti all’Oasi.
Ma prendersi cura di un animale costa e non è possibile salvare le centinaia di mici randagi sull’isola.
Cerchiamo, invece, di collaborare per il bene comune e dare il nostro contributo anche civile a questa meravigliosa iniziativa.
D’altronde, come diceva Gandhi: “La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali.”
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