Chiunque ami pranzare o cenare fuori casa (come la sottoscritta) ha inevitabilmente un “ristorante preferito” da consigliare, un luogo che, tralasciando qualsivoglia punto di vista soggettivo, non sbaglia un colpo e qualsiasi piatto porti in tavola sarà sicuramente un successo.

Personalmente, a Favignana, ne esistono tre con questo concept: Osteria Sotto Sale, Ristorante Sotto Sale e Giardino Sotto Sale, tutti dello stesso proprietario.

Come è facile intuire, il primo è un’osteria che offre una cucina semplice, casalinga e gustosa; il secondo è un ristorante gourmet, che propone una fusion interessante tra Italia e Oriente; il terzo è Giardino, una location principalmente estiva, perché all’aperto, nato come una sorta di via di mezzo etnica tra i primi due, dove si organizzano settimanalmente vari eventi gastronomici, musicali e artistici, accompagnati sempre da ottimo cibo. Di quest’ultimo vi ho parlato in un articolo che potete leggere cliccando qui.

Oggi voglio parlarvi del secondo, un locale dall’estetica ricercata, luci soffuse, atmosfera intima e romantica, adornato da oggetti ripescati dal mare e d’epoca, che rendono l’ambiente raffinato e accattivante.

L’alto livello di ristorazione si percepisce non appena ci si accomoda al tavolo. I clienti vengono infatti accolti con una piccola degustazione del loro olio prodotto nei pressi di Trapani: io in cucina uso spesso oli di provenienza siciliana, ma questo, a mio avviso, li batte tutti, con una salinità tipica degli alimenti coltivati e raccolti vicino al mare.

Inoltre, viene servita immediatamente una piccola entrée di benvenuto che cambia a seconda della serata. Per esempio, sono state presentate due mini arancine: una ripiena di polpo con maionese alla paprika e l’altra classica con maionese alla senape.

Una golosa e saporita coccola iniziale, un boccone siciliano rivisitato in chiave moderna.

E a proposito di degustazione dell’olio, ecco il commento di mia zia Consuelo Vecchio, Dietista, Coordinatore dei processi di nutrizione clinica presso l’ASST Fatebenefratelli Sacco di Milano: «Le caratteristiche organolettiche dell’olio EVO, colorazione, aromi e i sentori, derivano dalla presenza dei polifenoli presenti. I polifenoli, da un punto di vista chimico, sono degli antiossidanti: contribuiscono alla stabilità dell’olio, ritardando l’irrancidimento degli acidi grassi presenti, e impattando favorevolmente sulla nostra salute. I fenoli proteggono le nostre cellule dai radicali liberi, agendo quindi come protettori nei confronti dell’insorgenza dei tumori. Un buon olio EVO deve contenere almeno una quantità di polifenoli superiore a 350 mg/Kg. L’olio EVO è caratterizzato, inoltre, dalla presenza degli acidi grassi omega-9 (acido oleico), con azione protettiva cardiovascolare. Ricordiamo però che, pur avendo molte qualità, l’olio EVO, apporta 9 Kcal per ml, quindi è importante non eccedere!»

Leggendo il menu, come accennavo poc’anzi, si può notare come le esperienze all’estero del titolare Francesco e il suo amore per la cucina asiatica, la facciano da padrone tra le varie pietanze.

Infatti, uno dei cavalli di battaglia di Sotto Sale sono i suoi gyoza, i caratteristici ravioli giapponesi ripieni, in questo caso, di carne di maiale, gambero, cavolo e cipollotto, conditi con semi di sesamo e una salsa ponzu (una salsa agrodolce nipponica a base di soia, agrumi, aceto di riso e mirin). Che dire! I miei preferiti, uno dei miei comfort food.

Vengono proposti inoltre altri piatti davvero creativi, con abbinamenti audaci e a volte inaspettati.

Come nel caso di un primo piatto fisso nel loro menu: la calamarata condita con uno zabaione allo yuzu (un agrume cinese che ricorda un pompelmo verdognolo, ma largamente diffuso anche nella tradizione culinaria giapponese e coreana) e tartare di gambero rosso con la sua bisque, più zafferano.

Una portata la cui temperatura è mitigata dalla freschezza del gambero, dove la nota agrumata dello yuzu e il sapore dello zafferano, conferiscono un accento gustativo simile a una carezza.

Come in ogni ristorante che si rispetti, naturalmente ci sono i fuori menu. Durante una cena ho avuto modo di assaggiare uno degli antipasti più goduriosi che abbia mai mangiato: una lingua di vitello cotta a bassa temperatura e piastrata, accostata a una tartare di tonno rosso marinata in salsa piccante, adagiate su due creme, una di mandorla e rafano e una di rucola, con l’aggiunta di filangé di porro arrostito e noccioline alla paprika.

Il calore della carne è stato controbilanciato perfettamente dalla freschezza delle creme alla base e dalla tartare, così come la spiccata piccantezza del pesce che, tuttavia, non risultava affatto dominante.

La lingua di vitello era tenera, succosa e si scioglieva in bocca. Il porro arrostito e le noccioline di paprika donavano croccantezza al piatto.

E per concludere la serata in grande stile, ci vuole ovviamente il dessert! Anche in questo caso, Sotto Sale ha osato creando un dolce dagli abbinamenti sorprendenti, chiamato “L’Isola”: mousse di ricotta, crumble di semi misti, gelato al miele di cardo con il suo polline, spugna ai semi di sesamo nero, il tutto circondato da un’acqua aromatizzata con mentuccia fresca, timo e finocchietto selvatico.

Di solito non sono una fan dei gelati in generale, ma qua, questo protagonista è stato una grandiosa scoperta.

Un dolce estivo che non risulta troppo stucchevole, ma decisamente sfizioso.

Vi lascio con una frase della giornalista e conduttrice televisiva nostrana Paola Mugeri: “Le ricette di cucina sono un bene universale estremamente democratico, un tesoro che appartiene a tutti e che come le sette note può essere combinato in migliaia e migliaia di modi e diventare personale, a volte unico.”