Quando si giunge in una località marinara, specialmente quando si approda su un’isola, una delle prime tipologie di ristoranti che attirano subito la clientela è, senza ombra di dubbio, quella che si affaccia direttamente sul mare.

E qui a Favignana, esiste un locale che può vantarsi di una posizione stratosferica, a picco sulla cala di Marasolo, dove la vista sull’infinita distesa di azzurro e turchese che si estende verso l’orizzonte è così sublime che sarebbe perfetta per un dipinto: ristorante Isola Mangiàri.

Credo che la parola giusta per descrivere l’atmosfera che si respira una volta varcata la soglia, sia “magica”: i coperti sono davvero pochi, disposti in una piccola terrazza illuminata dalle piccole lampade sui tavoli, posizionate come fossero lucciole che vagano nella notte. Ma soprattutto, una meravigliosa e romantica fonte di luce naturale, durante la cena, è il candido bagliore della luce lunare, quello che Giovanni Pascoli, nella sua poesia “L’Assiuolo”, definiva come “l’alba di perla”.

E mai tali parole potranno descrivere in maniera così lampante e precisa la sensazione che si prova stando seduti di fronte al mare illuminato dalla Luna. Ci si sente come il protagonista di un quadro, di un componimento, di un poema sussurrato al vento, di un romanzo scritto con febbrile fermento e bisogno (se nel frattempo si sta concludendo la lettura della trilogia “1Q84” di Murakami, dove il mondo dei personaggi è governato da due lune, poi… l’emozione si amplifica).

Va da sé, che quando si è immersi in un contesto talmente magnifico, circondati altresì da piccole opere scultoree dell’artista Enzo Rinaldi, ciò che mangia risulta quasi ancora più buono di quanto già non lo sia.

La specialità di Isola – Mangiàri, come si evince dal cartello esposto all’ingresso, è il pesce alla griglia, che qui viene servito con un contorno di verdure, in maniera classica e ottima.

Ma ciò che mi ha veramente incuriosita è stato il cosiddetto Menu Esperienze, trattasi di una piccola lista di pietanze a parte rispetto al menu normale, che propone alcuni piatti tradizionali e storici della cucina dei tonnaroti, di coloro che lavoravano alla celebre mattanza favignanese. La peculiarità di queste ricette sta negli ingredienti: i main characters, infatti, sono le parti del tonno che, solitamente, venivano scartate e non inscatolate presso l’ex Stabilimento Florio. Parti che, ancora oggi, nonostante siano state sdoganate, risultano comunque più ricercate.

Nel piccolo elenco, figurano appunto il cuore, la spinedda (ovvero la carne attorno alla spina dorsale), la guancia, l’osso buco e, non ultimo, il lattume.

Ho posto l’accento su quest’ultimo perché è proprio quello che ho avuto modo di assaporare. Che cos’è? Beh… è la controparte della bottarga. Se la bottarga sono le uova della “Signora Tonno”, il lattume sono le gonadi (cioè le sacche del liquido seminale) del “Signor Tonno”.

No, signore, non rimarrete incinta del cosiddetto “maiale del mare” se lo mangiate…

Sebbene la ricetta classica preveda che questa parte interessante del pesce venga fritta, al Ristorante Isola viene servito in un altro modo: il lattume, cha una consistenza simile a quella del fegato, viene bollito in acqua con aceto e aromi e quando si solidifica, viene tagliato a fette, che vengono in seguito impiattate con estratto di limone e riduzione di pomodorino.

Come descrivere il sapore del lattume? Direi che l’aggettivo “unico” gli si addice molto bene. Per poterlo spiegare, farò il paragone con la bottarga. Se quest’ultima è salata, cioè che fa sentire il sapore del mare, il lattume è, invece, sapido. Decisamente più delicato in bocca, ma considerata la consistenza pastosa dell’alimento, è un gusto che permea maggiormente il palato. Che nessuno faccia battute sul gokkun!

In questo caso, l’alta intensità del boccone è stata perfettamente bilanciata dall’acidità del pomodorino e dall’asprezza del limone.

Ecco il commento nutrizionale di mia zia Consuelo Vecchio, Dietista, Coordinatore dei processi di nutrizione clinica presso l’ASST Fatebenefratelli Sacco di Milano: « Il lattume, il corrispondente maschile della bottarga, ha un elevato contenuto di proteine nobile, ad alto valore biologico, e di grassi principalmente polinsaturi, tra cui gli acidi grassi della serie omega-3. I grassi saturi, più dannosi per la salute, sono presenti in ridotte quantità. Inoltre, è una fonte importante di vitamine del gruppo B e di minerali in particolare ferro e fosforo. Nonostante sia un prodotto di conserva, l’apporto di sale (NaCl) e contenuto.»

 Ma Isola – Mangiàri non è aperto solo a cena. Anche a pranzo si può godere dei piatti prodotti da questa cucina.

Lo scenario è lo stesso, ma l’atmosfera cambia nella sua maestosità: il mare, con i suoi toni di blu, turchese e acquamarina, si fa strada con eleganza nel campo visivo degli avventori, diventando una splendida calamita per lo sguardo. Anche il menu cambia, proponendo piatti più semplici e classici, ma oltremodo gustosi, come la Pasta du Malutempu, vale a dire degli spaghetti serviti con alici, basilico e menta.

Isola è un luogo che incanta, affascina e seduce, una tappa da non perdere per chi approda a Favignana.

Mi ha fatto scoprire un alimento che ancora non conoscevo, facendomi ricordare la citazione del gastronomo francese Anthelme Brillat-Savarin: “La scoperta di un piatto nuovo è più preziosa per il genere umano che la scoperta di una nuova stella.”