Come dice Pablo Trincia nel suo podcast true crime “Veleno”, per ogni storia c’è un lato A e un lato B. E anche l’isola di Favignana non è esente da questa piccola regola cosmica: anche nel suo essere un paradiso naturale, un’area marina protetta ricca di flora e fauna, nasconde (in maniera non così tanto velata, malauguratamente) un aspetto fatto di ignoranza, negligenza e noncuranza. Alcuni degli anfratti dello “scoglio egadino”, che siano cave di calcarenite a cielo aperto e sotterranee o che siano edifici pubblici, sono tutti vittime di una gravissima carenza di manutenzione.

Basti pensare all’impressione spiacevole che l’isola ha dato all’intera produzione del colossal “The Odyssey”, quando sono stati gli addetti al reparto scenografico a dover ripulire il Castello di Santa Caterina dalle macerie anche tossiche e pericolose (ma di questo vi parlerò in futuro).

In taluni casi, la giustificazione dietro a cotanta trascuratezza può essere, ovviamente, la cattiva gestione dei fondi, la mancanza di personale addetto, ma spesso è correlata a una banale e deleteria indolenza. I protagonisti dell’articolo odierno sono quattro semplici ma incredibili padri di famiglia che, unendo le loro forze, stanno compiendo un’impresa importante e formidabile: una riqualificazione delle zone più degradate di Favignana.

Il loro lavoro si rispecchia onorevolmente nel recupero di un’area designata a parco giochi, intitolato e dedicato a una dolce bambina di nome Nicole, tragicamente morta prematuramente.

I “Fantastici Quattro”, come mi piace definirli, sono: Paolo Silanos (la mente dietro a questo nobile programma), Giancarlo Grammatico (che svolge anche la professione di operatore ecologico), Gianni Tortorici e Roberto Catalano.

«L’iniziativa è partita principalmente dai papà, perché i nostri bambini giocano lì e vedere quel parco in quelle condizioni non era proprio il massimo.», mi conferma Roberto.

Un’idea che, mi espone Gianni, è nata già mesi fa, prima delle elezioni comunali, ma che hanno messo in pratica solo dopo l’inizio del nuovo mandato, proprio per dimostrare la completa mancanza di strategia politica dietro a questo gesto, per non rischiare di far pensare maliziosamente a qualsiasi presa di posizione istituzionale.

«Al di là di come poteva andare questa campagna elettorale,» è intervenuto Paolo «noi dobbiamo fare qualcosa! Partendo dal parco giochi e andando oltre. Si va dalla pulizia delle spiagge, all’oratorio, che è un luogo di aggregazione storico per i bambini o aggiustare il monumento che sta cadendo a pezzi. Insomma, promuovere questa iniziativa non a livello politico, ma civico.»

Il loro è un puro atto d’amore per la loro isola, per la loro terra, per la loro casa.

Giancarlo conferma che la visibilità del loro operato, con fotografie sui social (e anche con questo pezzo che sto scrivendo), non è una ricerca vanesia di gloria, non è un porsi sul piedistallo come a dire “Guardate quanto siamo bravi”: «Il motivo è fare in modo che gli altri ci vedano e che si organizzino anche loro, altre squadre, altri gruppi.», afferma Giancarlo, aggiungendo che già qualcuno, fortunatamente, sta seguendo il loro esempio.

L’impresa è stata possibile anche grazie all’intervento di un’altra persona che ci ha creduto: Fabrizio Iella che, con le risorse della sua attività e i suoi dipendenti, ha volontariamente dato un grande contributo a questi quattro papà.

Ed è questa un’ulteriore e fondamentale prerogativa del loro progetto: il volontariato. Che non si pensi che tali azioni siano mosse vilmente dal denaro. Chiunque si può aggregare, basta contattarli e unirsi alla causa.

I mezzi di cui dispongono non sono costosi, non sono quelli che potrebbe possedere un’azienda. Non si occupano dei terreni dove vigono gli appalti comunali per la riqualificazione o dove devono intervenire dipartimenti ambientali e delle belle arti. I ragazzi hanno imbracciato le loro scope, i loro rastrelli, i loro attrezzi, i loro furgoni, tutto ciò che avrebbero usato anche qualora avessero dovuto sistemare il giardino di casa propria.

Questo a dimostrazione del fatto che per conservare la bellezza di un luogo, per mantenerlo pulito, ordinato, godibile e soprattutto vivibile e degno, non serve scomodare il mito di Davide contro Golia, il cittadino contro le importanti istituzioni o la lumacosa burocrazia, anche se per giustizia e dovere, spetterebbe a questi enti tale compito.

Basta il rispetto, bastano poche e semplici regole da seguire, basta non trasformare una cava in una discarica, basta tenere pulito, basta prendere in mano scopa e paletta e dire: “Voglio dare una mano anch’io.”

In fin dei conti, come diceva lo scrittore nostrano Pino Caruso: “L’inciviltà in natura esiste e non c’è nemmeno bisogno di sforzarsi per trovarla: basta non fare nulla.”