Quando devo parlare di Favignana in generale, dei luoghi di maggiore interesse, della sua storia, della sua cultura, dei ristoranti migliori in cui si possono degustare pietanze del luogo e dei pub da cui ci si può godere un tramonto spettacolare, c’è sempre una frase in particolare che mi viene spontanea in ogni occasione: “Non hai visto Favignana, se non hai fatto un giro in barca.”.

Sulla “farfalla del Mediterraneo”, per solcare le acque turchesi, raggiungendo le cale più belle e suggestive, c’è davvero l’imbarazzo della scelta: decine di barcaioli sono disponibili, tutti i giorni per tutta l’estate, ad accompagnarvi e illustrarvi le meraviglie dell’isola, con pranzo a bordo compreso, e vi parlerò di ciascuno di loro, del loro stile di vita, del loro legame con il mare, ma vi voglio parlare di uno in particolare, con cui esco spesso in mare, in questo mio articolo.

Favignana prende il suo nome dal Favonio, come ho spiegato nel mio primo articolo sulla regina delle Egadi (che potete leggere cliccando QUI).

Quindi, partiamo proprio dal vento, partiamo dalla barca a vela del bravissimo capitano Alessandro Bevilacqua e della sua Egadi nel Vento (@egadinelventofavignana).

Chi è Alessandro? Un atletico e brillante trentanovenne che ha reso la sua passione per il mare il suo lavoro principale.
Quando aveva cinque anni, suo padre recuperò una vecchia barca dalla tonnara di Favignana (di cui vi parlo in quest’altro articolo), mi racconta mentre siamo seduti su una panchina vicino al mare. Il vento si fa sentire, scompigliandomi tutti i capelli, ma non è rabbioso.
Alessandro, davanti a questo ispirante paesaggio, continua a narrarmi: “Era una barca a vela portoghese, non una latina. La vela latina è un tipo di vela a forma di triangolo che va dalla prua verso poppa. Non c’è il boma come nella portoghese.”.

Per chi non lo sapesse, il boma è, nel linguaggio nautico, un tubo di diametro variabile, fissato all’albero, che sostiene la vela, in gergo chiamata randa. La parte collegata all’albero è definita trozza e permette al boma di modificare il suo orientamento.
Alessandro mi spiega che in barca non si usa il termine “corda”, ma cima, per quella che viene utilizzata durante l’ormeggio, e scotta, per quella che serve alla vela o randa.
Poi, immagino che qualcuno di voi abbia già sentito una frase del tipo “Cazza la randa!”… Non è una parolaccia, naturalmente. Mentre scherziamo sul fatto che i ragazzini in età da scuola media ci costruiscono sempre mille battute sopra, Ale mi dice che il termine cazzare significa “tirare”.
Un’altra parola da gergo nautico è orzare, ovvero il cambiare la direzione per portare la prua vicino alla direzione da cui spira il vento. Il contrario di orzare è poggiare

“Siccome questa barca era difficile da governare,” continua Alessandro con il suo racconto “non virava, dovevi mettere il fiocco in un certo modo e quant’altro, alla fine ho imparato bene ad andare a vela con mio padre.”.
Preso dall’interesse, a nove anni partecipò a un corso specifico, realizzato qui a Favignana, al Circolo Nautico. Si dimostrò, non stento a crederlo, il migliore del corso!

Passarono gli anni e Alessandro divenne anche istruttore di vela, fino a quando suo padre non gli procurò una barca a vela tutta sua di nove metri, con cui poté cominciare, a diciotto anni, a portare i turisti in giro per l’isola.
Fu in quel periodo che, tuttavia, decise di adottare comunque un piano B. Così si iscrisse alla facoltà di biologia molecolare presso l’università di Palermo e conseguì la sua laurea triennale.
“Però non avevo più voglia di fare la magistrale, la specialistica. Quindi, ho detto basta, ho preso e sono andato in Australia! Questa parentesi australiana di nove mesi… Ho imparato un po’ l’inglese, mi ha formato anche sotto questo punto di vista.”, mi spiega Ale, specificando che in quel periodo lavorò anche per una ragazza, durante la stagione estiva, affittando gommoni.

Chiusa questa parentesi all’estero, tornò a Favignana, dove la sua barca era ferma ormai da anni. Con l’aiuto di suo padre la sistemarono, la rimisero in mare e cominciò la sua attività, che dura fiorentemente ancora oggi: Egadi nel Vento (@egadinelventofavignana).

“Visto che a Favignana facevano tutti il giro in barca a motore e in barca a vela non c’era nessuno e vedevo che la cosa funzionava, l’anno successivo ho acquistato un’altra barca, più grande, quella che ho ancora adesso, la Stella Divina.”.

Alessandro mi ricorda che i marinai non sono per niente scaramantici (sarcasmo, mode on), lo sono eccome, invece! Cambiare nome alla barca porta male, quindi, il nome Stella Divina deriva dalla vecchia imbarcazione di suo nonno, che in gioventù si dilettava ad andare a pesca, prima che andasse in pensione e la vendesse.

La sua Stella Divina funziona sia a vela che a motore, a seconda del momento e della necessità.

“Quando spegni il motore e alzi la vela, lì nasce la magia,” mi racconta Ale, per un attimo rapito dall’immagine della navigazione tranquilla in mare “non senti il rumore del motore, senti il silenzio, il fruscio dell’onda che sbatte sulla prua. Respiri e ti rilassi.”.

Ed effettivamente ha ragione: ripeto, io vado spesso in barca con lui, insieme ai turisti, e la sensazione che si prova è magica, quasi poetica.

La barca scivola sull’acqua con delicatezza, facendosi accarezzare lungo lo scafo. La vela sopra la testa che si gonfia, seguendo il vento, che dà quella sensazione di volare sulla superficie del mare.

Per chi volesse, comunque, Egadi nel Vento dispone anche di altre barche a motore.
Per ulteriori info, come prezzi, itinerario del giorno e prenotazioni, seguitelo su Instagram (che potete trovare cliccando QUI) ed eccovi fornito il suo numero: +39 333 9624769

Concludo con l’invito a godervi un’escursione con lui, perché come dice il cantante lirico Robert Breault: “Vivere è come andare in barca a vela: puoi usare qualsiasi vento per andare in qualsiasi direzione.”